Con “Il Regista Nudo” (“The Naked Director”) Netflix apre una finestra sulla difficile storia del porno giapponese e su come è diventato quello che è oggi


Ho iniziato a guardare The Naked Director a fine estate, con la porta finestra ben aperta per far girare un po’ l’aria. La porta che dà sul terrazzo che ho in comune con la vicina, per essere precisa. A un certo punto, Mela mi ha fatto gentilmente notare che i vicini avrebbero potuto pensare un po’ male? Perché? Perché la storia (e l’audio) del telefilm gira tutto attorno alla rivoluzione del porno in Giappone.

La trama di The Naked Director

Siamo nel Giappone degli anni ‘80. Toru Muranishi è un venditore di enciclopedie ed è un po’… come dire… un po’ (tanto) sfigato. Deve mantenere madre rompicoglioni, moglie fredda e figli. Dopo un periodo di agio economico, ha perso il lavoro ed è rimasto appiedato. La moglie gli fa le corna perché lui non è abbastanza bravo e non è mai riuscito a darle un orgasmo..

Potrebbe andare peggio. Potrebbe piovere.

Desideroso di rivalsa, Muranishi si allea con lo spacciatore di video hotToshi e si butta nello strano mondo del porno giapponese. Il suo sogno è aiutare uomini e donne a spogliarsi delle inibizioni, affinché possano godere del sesso in maniera libera. In che modo? Andando contro la censura imposta sul materiale per adulti e offrendo porno – prima riviste, poi video – reali.

Così facendo, rischia però di mettersi contro i poteri forti del mercato adult giapponese.

Censura senza pietà (e senso)

Il protagonista di "The Naked Director"In che senso porno “reali”? Chiunque abbia letto un hentai conosce bene le striscette nere piazzate in punti “strategici”, come lungo la vagina o sul frenulo del pene1. Le strisce sono una forma di censura che si trova anche negli anime pornografici e perfino nei live action. In questi ultimi si preferisce coprire i genitali con zone pixelate, ma il concetto è sempre lo stesso.

La ragione di questa stranezza è semplice: l’articolo 175 del Codice Civile giapponese vieta la diffusione di materiale “osceno”. Una formulazione come minimo ambigua, che diventa più o meno restrittiva a seconda del periodo storico. Nel periodo in cui è ambientato questo telefilm, perfino il buon Mellick III avrebbe avuto qualche problema, secondo me.

In generale, i giapponesi considerano accettabile tutte le immagini in cui non si vedono genitali2.

L’articolo 175 è ciò su cui si basa “Il Regista Nudo”. Oggi i pixel sono quasi trasparenti e coprono porzioni minime dei genitali. Negli anni ‘80, erano così grandi che tanti attori facevano sesso solo per finta. Il nostro buon regista, disgustato da tanta ipocrisia, comincia quindi a distribuire porno con sesso reale.

Un protagonista (troppo poco) problematico

Shinnosuke Mitsushima nel ruolo di Toshi AraiIl Toru Muranishi di “The Naked Director” è troppo “perfetto”, almeno per gli standard della storia. Nel primo episodio, ha un difetto che può rivelarsi fatale: è troppo inibito. A causa di questo, non sa come parlare con i clienti, si fa maltrattare dalla madre e non ha dialogo con la moglie. Se non risolverà questo problema, farà una brutta fine.

Ottimo materiale per un protagonista, non fosse che entro la fine dell’episodio 2 è già tutto risolto.

Muranishi non è un santo, sia chiaro: se la fa con la criminalità organizzata giapponese e non ascolta i propri collaboratori. Nel corso della storia, paga questa testardaggine molto cara. Eppure, non cambia di una virgola e continua imperterrito per la propria strada: sembra più un martire che una persona normale. Questo rende difficile provare empatia per lui o preoccuparsi per il suo destino.

La vera forza del telefilm sono i personaggi secondari, loro sì mutevoli. Mentre Muranishi rimane sempre uguale – cosa che gli altri gli fanno spesso notare – il mondo intorno a lui si adatta ai suoi ideali. È come se il regista fungesse da catalizzatore per i collaboratori, smascherandone le ipocrisie e aiutandoli a trovare il loro vero io.

Chi era davvero Toru Muranishi?

Il vero Toru Muranishi con la pornostar Kaoru KurokiSorpresa sorpresa, “Il Regista Nudo” è tratto da una storia vera. Il vero Toru Muranishi è stato il fondatore di uno stile quasi documentaristico di porno, ancora oggi popolare in Giappone. Peccato che sia stato anche sette volte in galera per problemi con la 175, per aver girato video porno con minorenni e altre amenità del genere. Un personaggio interessante, non c’è dubbio.

Neanche a dirlo, la vera carriera di Muranishi è stata meno romantica di quanto presentato nel telefilm. Nel 1984, Muranishi entrò nella neonata Crystal-Eizou, per la quale cominciò a girare film porno. In questi anni lanciò la pornostar Kaoru Kuroki e girò diverse serie pornografiche satiriche. Si fece arrestare, uscì di galera e ci ritornò un anno dopo. Ormai la cella aveva le porte girevoli.

Nel 1988, Muranishi fondò la propria compagnia, la Diamond Visual. L’azienda divenne la più importante compagnia adult del Giappone e qui mi fermo: sia mai che faccio qualche spoiler sulla seconda stagione. Ad ogni modo, il vero Muranishi pare essere stato un imprenditore a proprio modo brillante, anche se non proprio il martire della libertà presentato nel telefilm.

Le vicende di Muranishi sono un pretesto per raccontare la rivoluzione sessuale in Giappone, con tutte le sue luci e ombre. Che ne penso, quindi? “Il Regista Nudo” è senza dubbio interessante. Anche se la serie è godibile, sono però convinta che sarebbe potuta essere di gran lunga migliore.


1 Che poi io questa cosa non l’ho mai capita: cosa hanno il frenulo o l’uretra rispetto ad asta e glande? Boh?

2 Capito perché gli hentai sono pieni di tentacoli, banane e amenità del genere?