Non sono una fan di Miss Black, tanto per mettere le cose in chiaro. Ne seguo la produzione più per interesse professionale che per amore delle sue storie che, a dirla tutta, non mi fanno impazzire. Nonostante questo, “Il fuorigioco spiegato alle ragazze” è stato una gradevolissima sorpresa, un’opera deliziosa che consiglio di leggere.

La trama

Lenny Pirie è una giornalista impegnata, colta e intelligente, carina ma non bellissima. Byron Kelsey è la punta di diamante del Chelsea, ignorante come una capra ma bello come un dio. Due individui lontani anni luce, almeno in apparenza. Li lega solo un libro, ovvero quello che sta scrivendo Lenny.

La nuova opera della giornalista parlerà delle icone inglesi contemporanee, una delle quali sarà Byron. Il campione dovrebbe rappresentare la perfezione fisica, l’agonismo, il culto del bello fine a se stesso. Lenny non si aspetta di trovare molto altro in Byron, quando inizia il ciclo di interviste per il libro.

Ovviamente, si sbaglia di grosso.

Molto meno ovviamente, il rapporto tra i due prende una piega inaspettata.

Un pizzico di umorismo non guasta mai

“Il fuorigioco spiegato alle ragazze” mi ha fatto ridere, il che non mi capita con molti libri erotici. Non nel senso buono del termine, quanto meno.

I dialoghi sono veloci e brillanti, ben caratterizzati. Ciascun personaggio ha infatti una voce unica, riconoscibile fin dalle prime battute. Lenny ha un linguaggio forbito, che usa per esprimere concetti lunghi e articolati. Byron è meno logorroico e ha un vocabolario più semplice, a volte troppo semplice per le riflessioni che vorrebbe condividere con Lenny1.

L’umorismo è naturale, mai sopra le righe. Miss Black non si lascia tentare dalle scene surreali alla “Vacanze di Natale”, che dovrebbero far ridere e invece lasciano perplessi. Le risate scaturiscono tutte dagli scambi di battute tra i due protagonisti, dagli scontri tra i due punti di vista, dalle riflessioni taglienti di Lenny. Insomma, è un umorismo intelligente.

BDSM vero. Finalmente

Io ho un problema con la massa dei libri erotici BDSM contemporanei: è piena di bietole e di “masteroni maschioni”, per usare le parole di un vecchio conoscente.

I protagonisti maschili sono tutti belli da paura, dannati, con un marcato istinto da dominatore che non deve chiedere mai. Le protagoniste femminili si vedono tutte più brutte di quello che sono e, nonostante l’apparenza forte, sognano un uomo che le protegga. Quando incontrano il protagonista, fanno qualche debole tentativo per difendere il proprio onore e alla fine capitolano, lasciandosi domare. Neanche a dirlo, si sottomettono solo per fare piacere a lui: argh.

Queste storie mi fanno venire l’orticaria, il che non stupirà nessuno: ci sarà un motivo, se ho scritto una raccolta di racconti BDSM che si chiama “Femdom Power”, no?

“Il fuorigioco spiegato alle ragazze” riprende il classico rapporto “uomo dominante-donna sottomessa”, è vero, ma con una piccola differenza: Lenny è tutto tranne che una bietola che subisce le turpi voglie del maschione. Al contrario, sa più che bene cosa le piace e non ha paura di chiederlo. Anche quando si parla di sculacciate e affini.

Evviva, finalmente una sottomessa che non sembra impagliata. Soprattutto, finalmente una sottomessa a cui piace genuinamente prenderle e un rapporto BDSM sano, nel quale si divertono tutti.

Ci voleva tanto?

Perché l’ho trovata un’opera femminista

Capiamoci: io non ho niente contro le storie di bietole e masteroni maschioni. Non mi piacciono, ma non considero stupidi né quelli che le leggono né quelli che le scrivono2. A te piacciono? Perfetto, ma concorderai con me che non sono femministe. Neanche per sbaglio.

Nelle storie classiche, l’uomo finisce quasi sempre per salvare il culo e prendersi cura di lei. Senza contare della passività con cui queste donne vivono la sessualità, sempre alla ricerca di una scusa per scopare. Comprendo le ragioni per cui questi pattern funzionano, ma non significa che mi debbano piacere.

Il fuorigioco spiegato alle ragazze” sovverte il pattern con una protagonista indipendente, che ama il sesso, intellettualmente superiore alla controparte maschile. In più, ci fa vedere un uomo sì bello e dominante a letto, ma il cui carattere non sfocia nel machismo tossico. Al contrario, Byron è una persona sensibile e con le proprie fragilità, che non ha paura di palesare i propri sentimenti e di mostrarsi “debole”.

La denuncia al culto ossessivo della bellezza

Ciliegina sulla torta, Miss Black denuncia l’attenzione ossessiva per il corpo e la cattiveria con cui spesso noi donne trattiamo altre donne.

Per quanto intelligente e colta, Lenny si trascina dietro una serie di insicurezze tutte femminili sull’aspetto fisico. Al contrario di altre protagoniste femminili, infatti, lei non è una bellissima che si vede bruttina: è una donna carina e nella media.

A un certo punto della storia, Lenny deve affrontare delle cattiverie sul proprio aspetto francamente gratuite, molte delle quali si intuisce provengano da donne. Ne emerge una denuncia al culto di una bellezza spesso impossibile da raggiungere, presentata però come se dovesse essere lo standard.

La cosa peggiore è che spesso siamo proprio noi donne a portare avanti queste idee, anche attaccando coloro che cercano di emanciparsi da esse. Basti pensare alle cattiverie contro la cellulite di questa o quella collega, ai giudizi sul vestiario troppo casto o troppo provocante delle attrici, ai commenti contro coloro che decidono di non depilarsi più… Triste a dirsi, ma spesso noi donne siamo vittime di un “fuoco amico” duro a morire.

Le criticità

Ho fatto un sacco di complimenti a Miss Black: direi che possiamo passare ai punti che non mi sono piaciuti.

Io amo i dialoghi, specie se intelligenti e naturali come quelli de “Il fuorigioco spiegato alle ragazze”. Devo però ammettere che qui sono parecchi e che c’è poca azione. Alcuni lettori potrebbero annoiarsi.

Ammetto anche che alcune scene di sesso mi sono sembrate un po’ forzate, come se fossero state buttate lì giusto per fare numero. Parte del finale stesso sembra più un’occasione per farli scopare, che per far andare avanti la storia. In fondo fa brutto scrivere un romanzo erotico nel quale la gente scopa poco, no?

Infine, mi permetto di fare un appello a Miss Black e a chiunque sia all’ascolto: gente, piantatela con le scene in cui il sesso anale fa male. Va bene che Lenny è masochista e un po’ di dolore le piace pure, ma il sesso anale non deve fare male. Se fa male, significa che si stanno formando delle microlesioni e non va per un cazzo bene.

Okay che è fiction, ma certe scene rinforzano false credenze fin troppo radicate nella mente delle persone. Non buttiamo benzina sul fuoco.


1 Questo non gli impedisce di usare il “piuttosto che” nel modo giusto, al contrario di molti giornalisti.

2 Tra l’altro, sono l’ultima persona ad avere il diritto di sparare giudizi: da qualche parte a casa dei miei, ho ancora la saga completa di Twilight nell’edizione cartonata.