“Bridgeton” di Netflix è stato solo l’ennesimo caso di romance vittoriano zozzarello di successo. Miss Black ha deciso di cavalcare l’onda con una serie a tema, di cui “Rachel” è il primo libro.
La nostra cara Miss Black è sempre sul pezzo, niente da dire. Nonostante qualche scivolone, la sua produzione rimane di gran lunga sopra la media dei romance e degli erotici italiani. Il primo volume di “Unfit – Amori di tre ragazze impresentabili” non fa eccezione.
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La trama
Le sorelle Vassemer sono destinate a rimanere zitelle, c’è poco da fare. Il padre, sir Henry, le ha cresciute in modo troppo bizzarro, perché trovino posto nella società. Sono tutte colte, indipendenti, disinteressate a quello che la gente pensa di loro. Nessuna delle tre accetterebbe mai di farsi imbrigliare da un uomo, il che le rende una pessima scelta per qualsiasi giovane dotato di buon senso.
Quando però crolla il tetto della loro dimora, Cranwell House, tutto cambia.
Il padre delle sorelle muore nell’incidente; la maggiore delle tre, Rachel, si salva per miracolo.
Se si fosse già ritirata per la notte, come ogni brava gentildonna avrebbe dovuto fare a quell’ora, sarebbe certamente rimasta uccisa. Tuttavia, (…) Rachel era nella torretta, intenta a osservare il cielo stellato di settembre attraverso il grande telescopio riflettore da trentasei pollici (…)
L’uomo ha lasciato una discreta rendita alle sorelle Vassemer, il che dovrebbe garantire loro una vita più che dignitosa. C’è solo un problema: nel testamento, il padre ha anche disposto che le figlie vengano affidate a tre tutori. Il documento è vecchio, risalente a quando le tre erano solo delle bambine. Ciò non toglie che sia ancora valido.
Nonostante abbia ben trentatré anni e sia perfettamente in grado di cavarsela da sola, Rachel viene spedita nella tenuta del Marchese di Northdall. L’uomo è vedovo e con due figli, si accompagna a un bizzarro servitore indiano e ama i propri cavalli sopra qualsiasi cosa. Soprattutto, chiede a Rachel di sforzarsi di essere un minimo presentabile.
Si preannuncia una convivenza scoppiettante.
Lo stile
Il libro inizia con uno spiegone in terza persona con narratore onnisciente, il che di solito è un pessimo segno: nel 99,9% dei casi, si potrebbe mostrare tutto con una scena progettata ad hoc, invece che raccontare. Per fortuna l’incipit dura poco e presenta comunque qualche elemento concreto, che ne rende la lettura un po’ più piacevole.
Il resto del romanzo è scritto in terza persona al passato, prevalentemente dal punto di vista di Rachel. La gestione del punto di vista è quasi sempre buona, a parte per qualche scivolone qua e là. Verso la fine, c’è una scena nella quale il punto di vista fa avanti e indietro tra due personaggi, rendendo il tutto un po’ troppo confuso. Non mi vengono in mente altre scene con problemi di questo tipo, però.
A parte per lo spiegone iniziale, le parti in raccontato sono ridotte al minimo: troviamo qualche riga di riassunto qua e là, ma niente di eccessivo. Per il resto, la narrazione è nitida e aiuta il lettore a immergersi nella vicenda. Pollice in alto, insomma.
Perché ce l’ho con gli “spiegoni”
Sto per dire qualcosa di sconvolgente: le regole per scrivere bene non sono state calate dall’alto, anzi. Se certe norme sono finite nei manuali è perché – sorpresa! – qualcuno ha notato che funzionano. Certo, volendo si possono anche violare, a patto però di conoscere le conseguenze. Il che ci porta agli spiegoni e al perché mi stanno sulle scatole.
In uno spiegone – o infodump, se vogliamo usare il termine corretto – un narratore ci butta addosso informazioni crude, raccontando ciò che succede invece che mostrandolo. Ciò riduce il senso di immersione del lettore e interrompe la narrazione o, se lo spiegone è all’inizio, la ritarda.
Ti faccio un esempio.
Stai sognando di essere a cena con Jason Momoa (o con chi pare a te, non importa). Stai già pregustando uno scoppiettante dopocena, quando si spegne tutto e compare un tizio con un foglio in mano. Il nuovo arrivato inizia a raccontarti cosa succede dopo la cena, invece di fartelo vivere in prima persona.
Il tizio in questione è il narratore che ti butta addosso il brano in raccontato, interrompendo così il tuo bel sogno ad occhi aperti. Potrà anche essere bravo a parlare, ma rimane sempre lo stesso problema: ti sta appioppando un monologo al posto del tuo dopocena con Jason Momoa. Fastidioso, no?
Com’è strutturata la storia
Il libro si concentra su Rachel, come il titolo suggerisce in modo molto subdolo. Ciononostante, nella prima parte del romanzo troviamo qualche capitolo dedicato alle sorelle. In questo modo il lettore si fa un’idea di quale sia la loro situazione di partenza, in vista dei prossimi due romanzi dedicati a loro.
Oltre a Rachel, seguiamo anche le vicende di Northdall; l’uomo è alle prese con il figlio maggiore, che pare star imboccando una brutta strada. Pur essendo una linea narrativa secondaria in questo romanzo, sono sicura che acquisterà importanza nei libri successivi.
Per quanto riguarda la struttura, devo dire che è abbastanza chiara per chi ha un minimo di occhio. Primo turning point, midpoint e secondo turning point sono abbastanza facili da trovare (analisi con spoiler pesanti nella nota)1.
Femminista sì, ma al passo con (quei) tempi
Miss Black è femminista e si vede: le sue donne sono forti, indipendenti, con un sano appetito sessuale. Potrebbero campare benissimo anche senza un uomo accanto e, proprio per questo, cercano un compagno di viaggio piuttosto che una stampella cui appoggiarsi.
“Rachel” non fa eccezione: la protagonista è caparbia, forte, colta. Peccato che viva in un tempo nel quale le donne sono in gran parte “piante da interni” (parole di Miss Black). C’era il rischio che Rachel risultasse anacronistica, essendo così strana rispetto alle altre donne del suo tempo. Per fortuna, l’autrice ha gestito la cosa senza problemi.
Pur essendo una donna decisamente avanti, Rachel rimane figlia del suo tempo: mantiene quel minimo di rispettabilità che si chiede a una donna ed è ignorante su tutto ciò che riguarda il sesso, il che si rivelerà importante per la storia. Lo stesso vale per Northdall: pur essendo molto avanti su certe cose (il suo migliore amico è un servitore indiano, per dire), rimane ancorato al concetto di “presentabilità”.
Questo approccio mi è piaciuto molto. Da una parte, Miss Black ci fa assistere alla genesi del femminismo contemporaneo. Dall’altra, non fa l’errore di applicare schemi mentali contemporanei a tempi non ancora maturi.
1 L’incidente scatenante dovrebbe essere il crollo della casa di famiglia. Il primo turning point, ovvero quando le cose cambiano in modo tale da non poter tornare più indietro, è quando Rachel comincia i suoi giochini con lo stalliere e scopre le gioie della masturbazione. Nel midpoint, Rachel accetta di sposare Northdall dopo essere stata stuprata dallo stalliere in questione; in sostanza, è costretta a cambiare la propria visione del mondo e impara a fidarsi di Northdall. Nel secondo turning point, la prima notte di nozze, questa fiducia viene messa a dura prova. In seguito, Rachel scopre di potersi fidare di Northdall anche dal punto di vista sessuale e vissero tutti felici e contenti.