Tutti coloro che parlano di “Qualcuno deve morire”, la miniserie Netflix uscita il 16 ottobre 2020, si concentrano sul tema dell’omosessualità nella Spagna di Franco. L’attenzione dei più si è focalizzata sulle difficoltà di essere gay in una società fascista. Secondo me, è una lettura dell’opera riduttiva.
Il tema dell’omosessualità fa da motore alle vicende della miniserie ed è centrale, questo è vero. L’opera va però molto oltre e affronta i drammi di una società repressiva a tutto tondo.
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La trama
“Qualcuno deve morire” (“Alguien tiene que morir” nella versione spagnola e “Someone has to die” titolo internazionale) è ambientata nella Spagna degli anni ‘50.
Per chi masticasse poco la storia, siamo nel pieno della dittatura fascista di Franco, durata dal 1936 al 1975. Tra le tante amenità che hanno caratterizzato questo regime, c’è stata anche una condanna feroce dell’omosessualità maschile e femminile. “La Spagna deve rimanere pura”, ripetono più volte alcuni personaggi della miniserie ed è stato effettivamente uno dei punti essenziali del regime.
Tornando alla miniserie, Gabino è il rampollo di una ricca famiglia spagnola. Il padre ha un incarico governativo e la madre è un’immigrata messicana, trasferitasi in Spagna per amore. La nonna è la matrona che porta avanti la casa in modo rigido, secondo i dettami della dittatura. Poco stupisce che Gabino non abbia una grande considerazione per la Spagna, dalla quale è scappato ormai da 10 anni per trasferirsi in Messico.
Tutto inizia quando l’ormai adulto Gabino ha la disgraziata idea di tornare in Spagna, anche se solo temporaneamente. Quel che è peggio, torna portando con sé un bellissimo ragazzo messicano, Lazaro.
I due sono molto legati, tant’è che hanno in programma un viaggio in Europa insieme, prima di tornare in Messico. In più, Lazaro è un ballerino di danza classica. Basta questo per bollare i due come omosessuali, con tutto ciò che ne può conseguire nella Spagna franchista.
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Omosessuale? No, “sensibile”
Gabino è effettivamente gay e questo lo si capisce fin dalle prime battute, specie quando entra in scena il vecchio amico Alonso. È chiaro che c’è stato qualcosa tra i due, prima che Gabino partisse, anche se Alonso fa di tutto per negarlo e tenerlo nascosto.
Scelta forse non così stupida, dato l’andazzo nel Paese.
Il problema non è solo con chi i personaggi vanno a letto o vorrebbero andare, però. Il problema è quanto si adattano al modello di uomo o donna promosso dalla dittatura. La storia non parla della difficoltà di essere gay sotto Franco. La storia parla della difficoltà di essere se stessi e “umani” sotto Franco.
In un contesto come quello della dittatura franchista, l’unico atteggiamento accettato è un asettico opportunismo. Non c’è spazio per i sentimenti, la sensibilità, l’amore. Gli uomini devono essere forti e pronti a tutto, pur di avere successo. Le donne devono essere silenziose ma subdole, pronte a sedurre i partiti migliori. Il matrimonio è uno strumento per connettere famiglie e dare nuove braccia alla Spagna, nient’altro.
L’omosessualità non trova spazio in una realtà del genere, è chiaro. L’uomo che sceglie un suo pari come compagno di vita è un debole, qualcuno incapace di imporsi sul partner com’è “normale” in un matrimonio eterosessuale. Peggio ancora, è qualcuno che ha deciso di anteporre i sentimenti all’opportunismo. L’unione omosessuale è infatti sterile e quindi fine a se stessa, portata avanti solo per amore.
Inaccettabile.
Tutti mentono
Gabino e Alonso sono i due personaggi che hanno di più da nascondere e da perdere, se il loro segreto venisse fuori. In generale, però, quasi tutti i personaggi principali mentono in qualche misura e ne pagano le conseguenze.
- Gabino nasconde la sua omosessualità stando lontano dalla Spagna, nel ben più permissivo Messico. Purtroppo, non si può scappare per sempre, specie quando i soldi li tira fuori papà.
- Alonso si è costruito un’immagine di uomo forte e cinico, soffocando quello che desidera davvero per sé.
- Mina, la madre di Gabino, si è adattata al ruolo di moglie ed è morta pian piano dentro. Cerca di tenere accesa una fiammella di empatia e sensibilità, ma non ha il coraggio per ribellarsi al sistema e fare qualcosa di concreto per aiutare gli altri.
Gli unici personaggi che prosperano sono quelli che incarnano il sistema alla perfezione, almeno all’inizio: Amparo, la nonna di Gabino; Gregorio, il padre di Gabino; Cayetana, la sorella di Alonso. Sono tutti e tre personaggi cinici, freddi, che hanno sacrificato il proprio cuore all’altare della Patria. Non per nulla, sono anche gli antagonisti della storia, coloro che cercano di soffocare la spinta al cambiamento degli altri1.
E Lazaro?
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Lazaro, colui che traina il cambiamento
Lazaro è il personaggio che cambia meno nella miniserie e per un’ottima ragione: lui è il catalizzatore del cambiamento, colui che dà il via a tutto. Al contrario degli altri, è sensibile e non si vergogna di esserlo, tant’è che è un artista. Si rivolge agli altri con spontaneità, è leale con gli amici, cerca in tutti i modi di essere una brava persona.
Insomma, Lazaro rifiuta il modello di “uomo forte” che sta alla base della Spagna franchista.
Tanta sensibilità, tanto amore per il mondo non possono restare inosservati né impuniti. Lazaro attira subito l’attenzione di tutto il circolo sociale di Gabino e, ovviamente, dà il via a una cascata di malelingue. Chi vorrebbe cambiare, imparare a vivere per quello che è veramente, viene attratto da questa figura dalla bellezza così pura. Chi invece nel modello repressivo ci sta benissimo la prende subito in antipatia.
Ecco perché Lazaro non è parte del cambiamento, quanto il suo pretesto.
Il finale
Alla fine del primo episodio, ci rendiamo conto che Lazaro e Gabino non stanno insieme. Anzi, Lazaro è eterosessuale e l’amore che nutre per Gabino è puro e fortissimo, ma solo amicale. Ciò non toglie che le voci continuino a girare, tanto che Alfonso cerca di avvertire il vecchio amico a modo suo. Ovvero pestandolo a sangue.
Eh, gli amici veri.
Nel mentre, Lazaro sviluppa un mezzo intrallazzo con Mina. Le voci continuano e sfociano in una denuncia vera e propria; Gabino viene arrestato dal padre, mentre Lazaro riesce a scappare. Ciononostante, il ragazzo torna indietro per salvare l’amico. Qui va tutto in vacca.
Lui e Mina si trovano e decidono di scopare nel bosco del circolo di caccia frequentato da lei. Una visione chiara delle priorità, direi. Stranamente, vengono beccati da Cayetana che li denuncia al marito di lei. Strano, eppure sono stati così prudenti…
EDIT: Un commento su YouTube mi ha fatto notare che era tutto un piano per dimostrare che a Lazaro piacciono le donne, indi per cui non poteva avere una relazione con Gabino. Un piano vagamente demente, ma comunque una cosa voluta. Su quella cosa in particolare, il mio rant era ingiustificato.
L’accusa di omosessualità decade, dato che Lazaro ha dato prova di essere un vero uomo scopandosi la moglie del padre del suo presunto amante. Gregorio libera il figlio e lo porta ad ammazzare madre e amico. Gabino, stranamente, non è d’accordo.
La miniserie finisce con tutti che sparano a tutti e tutti che muoiono, tranne Gabino e la madre. L’ultima inquadratura si sofferma su loro che guardano Lazaro morto.
Bene.
C’è speranza? Non è chiaro
Il finale di “Qualcuno deve morire” mi ha delusa. L’ho trovato frettoloso, incapace di prendere una posizione chiara su quale dovrebbe essere il senso dell’opera.
Piccola digressione tecnica. Tutte le storie scritte bene hanno una sorta di “morale”: ne ho accennato anche nell’articolo dedicato alla biografia di Bettie Page. Non dev’essere per forza una morale positiva o un insegnamento; piuttosto, esprime la visione del mondo dell’autore. Lajos Egri parla di “premessa”, altri lo chiamano semplicemente “tema”. La sostanza non cambia.
Il problema è che la miniserie non trasmette una visione chiara del mondo, nel finale. Durante i tre episodi emergono il senso di claustrofobia dei personaggi, l’assenza di una speranza, la voglia di fuggire da un ambiente repressivo. Sul finale, c’è solo tanta confusione.
Sorvoliamo sul brillante piano di Lazaro e Mina, che faceva acqua da tutte le parti. Ad ogni modo, cosa mi dice il finale? Alla fine, c’è speranza per chi vuole vivere la propria vita? Oppure il mondo è in mano ai cinici, destinati a vincere e a schiacciare le anime più sensibili?
Boh? Muoiono tutti, sia i cinici sia i puri. Finisce tutto a colpi di pistolettate, senza che emerga un vero senso dalla storia. Peccato.
1 A onor del vero, anche Alonso è uno degli antagonisti per buona parte della storia. Data la sua omosessualità, è diviso tra la voglia di cambiare e il desiderio di soffocare il cambiamento altrui.