Ogni amore adolescenziale è un mondo a sé: alcuni ragazzi si mandano dolci frasi d’amore; i protagonisti di “Nana to Kaoru” si dedicano al BDSM
Nana e Kaoru si conoscono da quando erano bambini: le madri sono amiche, le loro camere condividono una parete e vanno nella stessa scuola. Eppure non potrebbero essere più diversi. Nana è la classica brava ragazza, tutta scuola e casa. Kaoru è un ragazzo che “non si applica”, troppo perso nelle proprie fantasie sadomaso per studiare. Nel corso degli anni i due si sono allontanati e sembra improbabile che torneranno a frequentarsi. A meno che…
Per una serie di coincidenze, Nana prova un completino per il bondage di Kaoru e ci rimane chiusa dentro. Il vecchio amico è più che disposto a darle una mano, ma a un patto: che lei gli permetta di guardarla con il completo indosso. Un’occhiata – non troppo – innocente che si trasformerà in una storia BDSM dalle tinte inaspettatamente romance.
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Un manga BDSM, un romance o una storia di formazione?
Nana to Kaoru riesce ad essere tutte e tre le cose messe insieme ed è questo il segreto del suo successo. Ryuta Amazume ha scritto una storia tutto sommato credibile, nella quale il BDSM ha un ruolo essenziale ma non è tutto. I due protagonisti vivono infatti una storia d’amore tenera e mai melensa, che farà da filo rosso lungo tutto il fumetto.
Come nei più classici manga sentimentali, Nana e Kaoru si piacciono senza riuscire ad ammetterlo. All’inizio l’unico che prova qualcosa è Kaoru, che si limita a guardare l’amica d’infanzia da lontano senza osare farsi avanti. Con il passare dei capitoli, anche Nana comincia a manifestare un interesse che va oltre la semplice amicizia. Ciò che cambia è come tutti questi patemi amorosi si manifestano: non più sguardi da lontano e sospiri trattenuti, ma sculacciate e corde in abbondanza.
Magari i miei travagli adolescenziali fossero stati così.
Specie all’inizio, il BDSM è l’unico punto d’incontro tra i due adolescenti. Al di fuori delle sessioni – i “diversivi” – hanno pochissimi contatti e nei contesti sociali “normali” si tengono quasi sempre lontani. Ciononostante, nei loro giochi erotici svelano lati di sé che una serata al cinema o una scopata vanilla non potrebbero mai tirare fuori.
Man mano che la storia va avanti, Nana e Kaoru raggiungono un’intimità che va oltre il semplice BDSM. Eppure, riuscire ad ammettere a se stessi e all’altro i propri sentimenti rimane un’impresa epica.
Le pratiche BDSM avvicinano e allontanano
Nana to Kaoru è un manga BDSM e, come tale, dà larghissimo spazio alle pratiche di questo tipo. Lungo la storia i due protagonisti provano bondage con le corde, mummificazione erotica, deprivazione sensoriale, pet-play e molto altro. Non proprio soft BDSM, insomma. Non ci sono mai scene di sesso né di nudo, ma le sessioni sono credibili e mostrate nei minimi particolari, sia pratici sia psicologici. Un difetto? Come in altri fumetti giapponesi, a volte il concetto di consenso è un po’ fumoso.
Una cosa interessante, che tanti fumetti erotici trascurano, è la preparazione delle sessioni. Spesso Ryuta Amazume ci mostra Kaoru che sceglie gli oggetti da usare, ripassa il copione e prende le precauzioni necessarie per garantire la sicurezza di Nana. Si tratta di una scelta narrativa che ci aiuta a comprendere tre cose:
- le pratiche BDSM sono rischiose e non vanno mai trattate con leggerezza;
- Kaoru è più responsabile di quanto sembri;
- per Kaoru il BDSM è un modo per avvicinarsi a Nana senza svelare i propri sentimenti.
Nel fumetto come nella realtà, i giochi di dominazione e sottomissione fanno più che lasciare qualche livido. Soprattutto nelle coppie fisse o quasi, certe pratiche svelano lati del carattere che non siamo abituati a far trasparire. Nel caso specifico, la sempre perfetta Nana rivela ferite emotive che conosce solo Kaoru. Da parte sua, Kaoru tira fuori una tenerezza che di solito nasconde dietro la strafottenza.
Se Nana e Kaoru raggiungono un tale livello di intimità, perché fanno fatica a trasformare tutto questo in una relazione? Ci sono due problemi: i ruoli e l’incertezza di Kaoru. Il BDSM è l’unico modo che hanno per comunicare, quindi fanno fatica ad elaborare un linguaggio adeguato anche ad altri contesti. In più, Kaoru affronta la paura di essere rifiutato e di perdere anche quel poco che ha.
Crescere è difficile: il tema del futuro e dell’inadeguatezza
Nana e Kaoru sono due diciassettenni “veri”, con le timidezze e i problemi tipici di quella età. Devono affrontare la scuola, i compiti in classe, i rapporti con i compagni di scuola. Soprattutto, devono decidere che cosa fare del proprio futuro, un tema che trasforma un semplice manga BDSM in una storia di formazione.
Il tema della paura del futuro caratterizza soprattutto il personaggio di Kaoru. Nana deve affrontare lo stress di essere la ragazza “perfetta”, apprezzata da tutti, brava a scuola, perfino bella. Tutto sommato, però, la sua strada è già chiara. Nelle prime pagine del primo numero scopriamo che il suo sogno è studiare legge in un’università prestigiosa. Tutto quello che deve fare è mettere a frutto la propria spiccata intelligenza, così da seguire il sentiero che ha in mente.
Per Kaoru è diverso e tutto molto più difficile: non si sente particolarmente in gamba, va male a scuola, è bruttino, è pure un pervertito. Uno come lui cosa vuoi che combini nella vita? Più volte nel corso del fumetto afferma di non essere abbastanza per Nana, di conseguenza non prova neanche a dichiararsi. Si tiene lontano dagli amici di Nana, tutti belli e in gamba, preferendo la compagnia di due personaggi improbabili quanto lui.
Tra i due protagonisti, Kaoru è forse quello che cresce di più nel corso del manga. Lo vediamo diventare un uomo responsabile, in grado di prendersi cura di un partner in difficoltà. Anche la separazione tra il suo mondo e quello di Nana si fa sempre più labile. Ciononostante, per lui rendersi conto delle proprie reali capacità continua ad essere un’impresa. Solo alla fine lo vedremo “fiorire” e proseguire finalmente lungo la propria strada. Non dico oltre per non fare spoiler.
Nana to Kaoru Black Label, il vero finale
L’edizione giapponese di Nana to Kaoru è stata pubblicata tra novembre 2008 e ottobre 2016, ma il volume 18 non è il vero finale di serie. In realtà Ryuta Amazume ha pubblicato gli ultimi capitoli della storia durante la pubblicazione principale, tra giugno 2011 e aprile 2014. I 5 volumi hanno il titolo Nana to Kaoru Black Label e sono ambientati qualche mese dopo il diciottesimo volume del manga.
La storia inizia con Nana che si prepara per i test di ammissione alla Todai, l’università più prestigiosa del Giappone. La ragazza scopre che Mitsuko Tachibana, la proprietaria del sexy shop sadomaso preferito di Kaoru, si è laureata in storia proprio lì. Mitsuko ha sempre mostrato simpatia per Nana, quindi la invita a passare le vacanze con lei e il suo master per darle un po’ di ripetizioni. Nel mentre il master di Mitsuko, lo scrittore erotico Shuutarou Sarashina, fa lo stesso con Kaoru.
Per fortuna che c’è Black Label, non c’è che dire! Verso la fine della serie principale si respira infatti una certa stanchezza. Aumentano gli episodi riempitivi e gli ultimi capitoli ti spingono a dubitare dell’intelligenza di Nana. Non aggiungo altro per non rovinare la lettura, ma posso dire che non sono l’unica ad essere rimasta perplessa. Come detto, per fortuna quello non è il vero finale, per ammissione stessa dell’autore.
Nana to Kaoru Black Label può essere letto da solo, tant’è che io l’ho scoperto prima della serie principale. Letto alla fine come dovrebbe essere dà però tutta un’altra impressione. Vediamo l’evoluzione del rapporto tra i due protagonisti, comprendiamo meglio le loro incertezze e ritrosie. A volte ci sono dei deus ex machina un po’ fastidiosi, ma in generale è una chiusura più che degna per una storia d’amore tenera quanto perversa.
Nana e Kaoru, la Panini lancia l’edizione italiana
Quando ho letto l’annuncio che la Panini avrebbe pubblicato Nana e Kouru in italiano, ho avuto la tentazione di mandare loro una lettera di ringraziamento. Un manga BDSM di questa qualità non poteva rimanere inedito: noi pervertiti del Bel Paese avevamo diritto a qualcosa di buono. Insomma, qualcosa che rimediasse a quell’orrore delle 50 Sfumature.
Come avrai intuito, io ho già letto il manga per intero su internet. Il primo numero dell’edizione italiana è infatti uscito a luglio 2018 e l’ultimo è uscito a dicembre 2019. Speravo che Black Label fosse pubblicato subito dopo l’uscita del numero 18, ma mi sbagliavo: speriamo in bene. Quanto meno la Panini non ci ha fatto scherzoni e ha concluso la serie principale, durata circa un anno e mezzo.
Ogni volume costa 5.5 euro, quindi in linea con gli attuali prezzi dei manga. Purtroppo i numeri di Dragon Ball a 2.000 lire sono solo un lontano ricordo. Puoi risparmiare qualcosina comprando sul sito della Panini o su Amazon, ma non c’è questa grande differenza. Anzi, su Amazon si trovano solo i primi volumi venduti dalla Panini: dal numero 7 in poi, subentrano venditori terzi che fanno pagare un surplus per la spedizione.
Online si trova ovviamente tutto gratis, seppure con i limiti qualitativi tipici delle scanlation.
Io ti consiglio di leggere qualcosina su internet e, se ti piace, di comprare il fumetto. Ne vale la pena ed è un modo per incentivare le pubblicazioni di qualità in Italia. Poi si sa, sono vergognosamente di parte.
Nana to Kaoru, la live action
Nel 2011 e nel 2012 sono uscite due live action di Nana to Kaoru, che rielaborano molti punti del manga principale e anche dei primi capitoli di Black Label. In tutta franchezza, temo che siano prodotti poco fruibili per chi non ha mai letto il fumetto e di qualità non proprio eccelsa.
I due film riprendono alcune situazioni del manga quasi alla lettera, arrivando a ripetere le battute parola per parola. Il problema, specie nel secondo, è che queste scene sono decontestualizzate. Anche per una questione di spazio, manca l’approfondimento psicologico dei due personaggi e certe situazioni risultano poco chiare.
Ad esempio, nel secondo film Kaoru incontra per la prima volta Mitsuko, la proprietaria del sexy shop. In questa occasione, vediamo una scena presa paro paro dal manga. Peccato che la situazione non abbia alcun senso, perché mancano tutta una serie di elementi che invece erano presenti nel fumetto. Un problema che nel primo film è gestito meglio, ma che nel secondo va completamente fuori controllo.
Se hai qualche ora da buttare, cerca nella sezione “video” di Google: “Nana to Kaoru Chapter 1” e “Nana to Kaoru Chapter 2”. Troverai il film in giapponese sottotitolato in inglese.
I personaggi principali di Nana e Kaoru
Attenzione, possibili spoiler. Cercherò di contenermi il più possibile.
- Nana Chigusa. Nana è la protagonista femminile del manga, ha 17 anni e sogna di studiare legge. Fin dall’inizio la vediamo coinvolta in un mare di attività scolastiche, molte delle quali legate al concilio studentesco. È la tipica ragazza che fa tutto bene e amata da tutti, eppure sotto sotto sta male.
La sua vita è un continuo rincorrere l’approvazione altrui, il che la sta portando all’esaurimento. Vive praticamente da sola, dato che i genitori sono divorziati ed entrambi sempre via per lavoro. Diciamo che non darei il premio “genitore dell’anno” né a sua madre né a suo padre. Per fortuna c’è il BDSM.
Per Nana il BDSM è un modo per staccare la spina e smettere di essere la solita brava ragazza. Insieme a Kaoru riesce a tirare fuori le sue insicurezze e ad abbracciare anche i lati più sporchi di sé. Fin dai primi numeri Nana impara ad accettare che sì, a lei piace farsi legare e umiliare ed è proprio una pervertita come Kaoru. - Kaoru Sugimura. L’unico hobby di Kaoru è il BDSM: colleziona libri e riviste di settore, giocattoli e completini. Pur non avendo una partner con la quale usarli, accumula sex toy fetish nella speranza che qualcosa cambi. Quando Nana bussa alla sua porta, l’investimento si rivela ben fatto. La tipica fortuna da fumetto sexy, potremmo dire.
Sotto la maschera da perdigiorno, Kaoru è un ragazzino ferito e insicuro. Il padre è morto e la madre cerca di essere presente quanto può, nonostante il lavoro da infermiera. Ha imparato a cavarsela da solo e si è costruito una maschera di strafottenza che fa fatica a togliere.
Vede Nana come un amore impossibile e se stesso come un povero cretino, del tutto incapace di combinare qualcosa di buono. Non si perde in piagnistei inutili, ma fa fatica a trovare un ruolo che vada oltre quello del master e del pervertito conclamato. Anche per questo motivo, esibisce la propria passione per il BDSM con apparente leggerezza. - Ryoko Tachi. Ryoko è di poco più piccola dei due protagonisti e fornisce un punto di vista del BDSM un po’ più leggero. Incrocia Kaoru una mattina, mentre stanno andando entrambi a correre. I due fanno amicizia e la ragazzina scopre per caso la storia dei “diversivi”. Sulle prime la prende malissimo, ma Kaoru riuscirà a farle cambiare idea.
Ryoko è un personaggio secondario, quindi l’approfondimento psicologico è minore. Credo che abbia un ruolo comunque importante, specie per quanto riguarda la rappresentazione del BDSM. Ryoko è infatti quella che si definisce una “switch”, ovvero qualcuno che pratica sia da sottomessa sia da dominante. Tra l’altro, non ha nessuna ferita emotiva che la spinga a praticare. Molto più semplicemente, il BDSM la fa stare bene. - Mitsuko Tachibana. Proprietaria di un sexy shop fetish, è anche la sottomessa dello scrittore/rigger preferito di Kaoru. Mitsuko ha una conoscenza vastissima del BDSM e in molte occasioni fa da maestra ai due protagonisti. Dato il carattere estroso e un po’ perverso, le sue lezioni hanno sempre una nota comica.
- Shuutarou Sarashina. Nella serie principale viene nominato spesso ma non lo si vede mai, mentre è uno dei personaggi principali di Black Label. “Sarashina-sensei” è lo scrittore erotico preferito di Kaoru, nonché il master di Mitsuko.