Il tema di come è fatto un “vero” master BDSM è una delle più sentite nell’ambiente, specie dai giovani uomini. Il libro “Nel buio ti vedo” di Lara Esse parla proprio di questo

Spoiler: il “vero” master, quello alla Christian Grey, non esiste. O meglio, esiste ma non vuoi andarci a letto né tanto meno praticarci BDSM. Come già accennato nella recensione di “Come petali di ciliegio”, i maschioni protagonisti di tanti libri erotici sono in realtà figure abusive. Rimane quindi da capire com’è fatto davvero un uomo dominante e, magari, anche un po’ (tanto) sadico.

Nel buio ti vedo” di Lara Esse gira proprio intorno a questa domanda, motivo per cui lo userò come pretesto per approfondire l’argomento dopo un’analisi più formale.

Di cosa parla “Nel buio ti vedo”

Alice è una giovane donna normale, che divide la propria vita tra casa e lavoro. La tipica ragazza acqua e sapone che frequenta ragazzi altrettanto normali e innocui. In apparenza.

In realtà, sono anni che Alice cerca il coraggio per entrare nell’ambiente BDSM. Pur essendosi iscritta a diversi munch, ne ha frequentati solo un paio e non ha mai approfondito la conoscenza con nessun membro della Scena. Forse il suo momento è arrivato.

Un giorno Alice trova una lettera anonima nella cassetta delle lettere. Un uomo la invita a casa sua, promettendole di farle scoprire i segreti della dominazione erotica a una condizione: prima di ogni incontro, Alice dovrà indossare una benda.

L’uomo senza volto, ribattezzato “MrDark” dalla protagonista, porterà Alice in luoghi di se stessa che non avrebbe mai pensato di raggiungere. Qual è la sua vera identità, però?

Che sia qualcuno che Alice conosce già?

Analisi tecnica del romanzo

Prima di passare al discorso sul “vero” master BDSM, due parole su com’è scritto e strutturato il romanzo.

La storia

Mi piacerebbe dire che la premessa di “Nel buio ti vedo” è assurda1, ma sarei molto ottimista. Pochi MrDark ti lasciano una lettera nella cassetta della posta (per fortuna), però di masteroni che ti propongono incontri al buio su internet è pieno il mondo. Allo stesso modo, è pieno il mondo di persone giovani che si buttano a capofitto nell’esperienza.

Diciamo che di solito non va come nel romanzo. Probabilmente, l’aspetto più inverosimile della storia è che MrDark si riveli una persona tutto sommato seria, desiderosa di instaurare un legame duraturo con Alice. Nella realtà, una persona che non gioca così tanto a carte coperte è probabilmente una persona abusiva. Fatta eccezione per questa cosa, però, il romanzo dà un’immagine abbastanza fedele del BDSM.

Dopo le famigerate Sfumature, il panorama erotico si è riempito di autori che scrivono di BDSM senza saperne un tubo. Lara Esse è invece una persona che ne capisce ed è evidente per due motivi:

  • la storia gira intorno a un problema reale all’interno della Scena, descrivendo un rapporto di dominazione e sottomissione realistico, anche se romanzato;
  • le sessioni descritte non si limitano alle solite due pacchette sul culo che si vedono nei libri erotici. Niente contro le sculacciate, anzi, però è bello leggere un libro con qualche pratica BDSM un po’ diversa dal solito. Alice si diletta con figging, kinbaku, breath play, elettro play… Insomma, c’è un po’ di varietà.

La struttura del romanzo è un po’ approssimativa: la vicenda inizia con Alice che incontra MrDark, senza lasciarci il tempo di conoscere la protagonista; Valerio, un personaggio importante per la storia, entra in scena solo al 37% del romanzo; certe scelte sembrano essere state prese in corso d’opera. In compenso, il conflitto è sempre presente e non ci sono momenti di noia.

Secondo me, sia i pro sia i contro sono dati dalla modalità di scrittura dell’autrice. Lara Esse nasce infatti su Wattpad e i suoi romanzi sono di fatto feuilleton, storie a puntate. Ciò significa che bisogna entrare subito nel vivo dell’azione, tenere alta l’attenzione dei lettori e saper improvvisare.

Lo stile

Le vicende sono narrate in prima persona da Alice, intervallate da parti in corsivo narrate invece da MrDark. L’autrice rimane fedele al punto di vista scelto, il che facilita l’immersione nella mente della protagonista. Ciononostante, devo segnalare due punti dolenti.

  • L’uso di una prosa inutilmente ricercata in alcuni punti, specie quando si descrivono atti sessuali. Usare tante parole desuete e metafore rende le descrizioni opache e meno immersive, il che viola il principio base di un romanzo: farti vivere l’esperienza come se fossi sul posto. A discolpa di Lara Esse, devo dire che è una tendenza comune nel genere. Presto o tardi approfondirò la cosa.
  • Una punteggiatura spesso incerta. Niente di irreparabile, sia chiaro: basterebbe una revisione un minimo approfondita per risolvere il problema.

Per il resto, c’è qualche spiegone qua e là, ma niente di terribile. In generale, l’unica cosa che mi sento davvero di consigliare all’autrice è di alleggerire la prosa. Basterebbe questo per migliorare nettamente lo stile, dato che i principi base del buon scrivere ci sono già: mostrare le scene invece che riassumerle; evitare di saltellare da un punto di vista all’altro.

Non è banale come sembra.

Come si riconosce un master?

L’intera storia ruota intorno a una domanda: qual è il vero volto di un master, nella vita di tutti i giorni? MrDark è indubbiamente un uomo dominante e anche parecchio sadico, seppure nei limiti di sicurezza e consenso. Eppure, Alice non ha idea di chi sia veramente né di come sia fatto.

Fino al secondo turning point, né il lettore né Alice conoscono la vera identità dell’uomo. L’unica cosa che scopriamo, verso un terzo del libro, è che Alice ha già incrociato MrDark in un contesto informale e che non l’ha riconosciuto come un “vero” master e, anzi, l’ha scambiato per un sottomesso. Questo l’ha – comprensibilmente – mandato in puzza.

È da qui che voglio partire.

Alice ha fatto un errore: dare per scontato che un uomo dominante a letto sia sempre riconoscibile a colpo d’occhio. È davvero così? Chi domina nel privato fa emergere questo tratto anche nella vita di tutti i giorni? Per esperienza, no. Ci sono master che rispecchiano lo stereotipo da libro erotico, ma sono la proverbiale eccezione che conferma la regola.

Ci sono due ragioni, a mio parere.

  1. L’idea platonica del Master BDSM è, appunto, un’idea: nella realtà non esiste. Si parla prima di tutto persone, ciascuna con il proprio carattere specifico, i propri feticismi, le proprie fissazioni. Cercare di farli entrare tutti nello stesso stampino è inutile e stupido. Alcuni sono dominanti a 360°, altri lo sono solo a letto, altri ancora lo sono a letto e in altri ambiti specifici della vita. Non esiste una regola2.
  2. L’istinto dominante non sorge solo in figaccioni alti un metro e novanta, con l’addominale scolpito, che vestono solo Armani e con un attico nel centro di Milano. Lo so, è una grossa delusione.

Un dominante debole non è un dominante

A dispetto di quanto visto sopra, verso un terzo del libro Alice ci dice:

Un dominante non può permettersi di farsi vedere debole, tutto in lui deve manifestare quell’idea di controllo che poi mette in atto. E non mi riferisco all’abbigliamento ma proprio a come si pone. Voce, parole, gesti e sì, anche presenza fisica, devono rispecchiare quello che si vuole trasmettere. (…) Mi dispiace, un dominante deve essere capace di farmi vivere certe sensazioni e con una caricatura di uomo non ci riuscirei.

Ci sono momenti in cui la nostra Alice si fa proprio volere bene, vero? La citazione è decontestualizzata per non fare spoiler, ma il messaggio è forte e chiaro: un dominante debole, magari pure alto un metro e un tappo, non può essere un vero master. Ovviamente la nostra eroina dovrà rivedere certe opinioni, ma non corriamo troppo.

Quella di Alice è un’opinione estrema e poco condivisibile? Poco ma sicuro: come detto sopra, chi gioca da dominante nel BDSM non necessariamente è dominante nella vita o si attiene a certi canoni estetici. All’interno del gioco, il master mantiene il controllo della situazione ed è auspicabile che trasmetta anche una certa sicurezza. Non si può pretendere che sia così anche una volta messi via i frustini.

Il BDSM è fatto di persone e, psicopatici a parte, le persone hanno momenti di debolezza e incertezze. È questo che Alice non capisce, in un primo momento: le persone sono puzzle e il “master” è solo uno dei tanti pezzi. MrDark è sì cattivissimo e sexyssimo quando Giocano, ma ha anche lui diritto ad avere dei punti deboli.

Vuoi un altro esempio di master sadico nel gioco quanto tenero nella vita? Leggi il mio articolo su “Nana to Kaoru”.

Sotto i quaranta non puoi essere un master

Lo stereotipo del masterone maschione figaccione è un problema sotto tanti punti di vista. Punto uno: se sei alto un metro e sessanta, puoi considerarti un vero master? Punto due: se un completo Armani costa quanto un tuo stipendio, puoi considerarti un vero master? Punto tre: se sei disoccupato e hai paura per il futuro, puoi considerarti un vero master?

Ma soprattutto: se hai vent’anni e qualcosa, puoi considerarti un vero master? E qui iniziano i problemi.

I papabili MrDark sono persone adulte, quindi il libro non tocca la questione dell’età. Nella vita di tutti i giorni è invece un problema non da poco. Ho sentito diversi ragazzi che giocano da dom lamentarsi di essere presi poco sul serio, in quanto troppo giovani: se non hai quarant’anni di età e cinquant’anni di esperienza nel BDSM, non puoi essere un vero master.

Il che è una stronzata, mi pare ovvio.

Torniamo al libro e vediamo quali sono gli elementi che rendono MrDark un vero master:

  • ha “intenzioni serie” con Alice, con la quale instaura un rapporto continuato di dominazione e sottomissione;
  • mantiene sempre un ottimo controllo della situazione, anche in momenti critici;
  • mostra un’ottima capacità di rimanere nel personaggio durante le sessioni, stuzzicando la fantasia di Alice;
  • ha competenze tecniche in ambito BDSM, che gli consentono di andare oltre le solite pacchette sul culo che vediamo nei libri erotici.

L’età di MrDark è ininfluente e, per quanto ne sappiamo all’inizio, potrebbe anche essere fatto così: vent’anni e qualcosa, tono perennemente pacato, fisico esile, faccino pulito da bravo ragazzo3.

Come in altri ambiti della vita, si dà per scontato che una persona “grande” sia anche “esperta”. Non è vero. L’effettiva bravura di un master dipende non solo dagli anni di pratica, ma anche dall’impegno e dallo studio. So di ammazzare un po’ la poesia, però certe pratiche BDSM richiedono di tornare sui libri; il kinbaku è uno degli esempi più eclatanti, ma di sicuro non l’unico.

Si può praticare per vent’anni alla carlona, senza preoccuparsi di imparare come far godere – e soffrire – un sottomesso. Si può praticare per un paio, passando ore e ore sui libri a imparare le tecniche più sadiche.

Dipende dalla persona, non dall’età.

Una vera slave è senza limiti?

Dopo aver smontato lo stereotipo del vero masterone che non deve chiedere mai, alto due metri e con un arnese di trenta centimetri, una piccola nota anche sulla “vera” slave.

All’inizio della storia, Alice si rifiuta di stabilire hard limit e soft limit, ovvero pratiche che non vuol nemmeno sentire nominare e pratiche che preferisce non fare. A suo dire, le basta la consapevolezza che MrDark si fermerà al primo accenno di safeword. Questa scelta ha un senso in funzione del finale della storia, ma in una vera relazione BDSM potrebbe essere problematica.

La completa assenza di limiti non solo non è vista come qualcosa di buono4, ma può essere considerata una “red flag”. In parole povere, un campanello d’allarme che potrebbe spingere la figura dominante a non giocare con quella persona.

Non esiste nessuno senza limiti. Anche i sottomessi più masochisti hanno qualcosa che fa loro paura o che non piace. Se quindi qualcuno si rifiuta di comunicare i propri limiti, sta:

  • mentendo per fare bella figura;
  • prendendo la cosa alla leggera, magari a causa dell’inesperienza.

Nessuna delle due cose è auspicabile e questo emerge molto bene nel libro. Alice inizia non ponendosi dei limiti (a parole), tanto è desiderosa di provare tutto del BDSM. Questo costringe MrDark a mettere dei paletti al posto suo, però.

Voglio farle provare nuove sensazioni, nuove situazioni, anche se ammetto il suo non mettere limiti è un limite grande. Vorrei spingerla oltre la soglia, ma lei si ostina a non volerla tracciare. È pronta a tutto con me, ma io non sono pronto a tutto solo per darle una lezione.

Una persona responsabile vuole sapere fin dove si può spingere, almeno a grandi linee. Altrimenti, è costretta a giocare con i piedi di piombo o a non farlo affatto.

Il finale di “Nel buio ti vedo”

Chiudo l’articolo con uno spoiler, come spero sia chiaro dal titolo. Se non hai letto il libro, ci salutiamo qui: spero tornerai per leggere le mie opinioni sul finale.

Fino al secondo turning point, verso i tre quarti del libro, ci sono due MrDark papabili: Mattia e Valerio. Queste sono le loro descrizioni.

Mattia:

Non è neanche brutto, certo, i biondi non sono mai stati il mio stereotipo, ma il suo visino pulito riesce a dare un senso anche a quelli.

Valerio:

Qui, davanti a queste due figure rigide in una perfetta e impeccabile uniforme di servizio mi sento un piccolo moscerino. […] Mi sforzo di guardare le due montagne di carne per presentarmi…

Il primo è detto l’infermierino ed è un collega di Alice, dall’aspetto tutto sommato innocuo. Ciononostante, nel corso del libro fa delle affermazioni che lasciano intravedere un lato oscuro. Valerio, invece, è un militare che frequenta il centro in cui lavora Alice e con il quale lei collabora. Nonostante abbia il “physique du rôle” da master, si mostra sempre tranquillo e pacato.

Considerato il tema alla base del romanzo e quello che sappiamo del primo incontro tra MrDark e Alice, Mattia sarebbe stato la scelta migliore. Il ragazzo non ha per nulla l’aria del sadico e vede abitualmente Alice, anche se i due non si frequentano fuori dall’orario di lavoro. Inoltre è quanto di più diverso ci possa essere da Alex, l’amico di MrDark che Alice incontra a metà libro e che, nella sua immaginazione, dovrebbe assomigliare al suo master misterioso.

Neanche a dirlo, il vero MrDark è Valerio. Secondo me, l’autrice l’ha scelto solo perché Mattia iniziava ad essere una scelta troppo ovvia.

Per come viene descritto Valerio, nessuno darebbe per scontato che sia un sub come ha fatto invece Alice. Esistono tantissimi sub alti e fisicati; quando però vedi una montagna d’uomo a un munch, anche se vestito alla cazzo di cane, dai quasi sempre per scontato che giochi da dom. Mattia, con il suo faccino pulito da bravo ragazzo, avrebbe potuto ingannare Alice molto più facilmente.

Da un certo punto di vista sono anche contenta, ti dico la verità: in un certi punti, Mattia è così insistente da sfiorare l’abusivo. A mio parere, però, sarebbe stato meglio se Valerio avesse avuto un aspetto meno imponente e un po’ più ambiguo.

In compenso, il finale risolve la questione della mancanza di limiti di Alice. Il libro si chiude con Valerio che regala un collare ad Alice dopo – finalmente! – la prima vera negoziazione che si vede nel libro. Con questi due gesti i due formalizzano l’intenzione di portare avanti un percorso insieme, come un vero master e una vera slave.

Direi che è una buona chiusura.


1 Come avevo fatto nella prima stesura dell’articolo.

2 Cosa sulla quale molti non concordano, ci tengo a precisarlo. Secondo alcuni, il vero rapporto Master-Slave non è semplicemente un rapporto stabile di dominazione e sottomissione, ma soprattutto un rapporto 24/7 che permea tutti gli aspetti della vita. Io ho già preso una laurea in “Litigare sul Sesso degli Angeli”, AKA Filosofia, quindi non ho intenzione di litigare anche su questa cosa. Pensate quel che vi pare.

3 Descrizione fatta pensando ad almeno un paio di dom sadicissimi realmente esistenti.

4 Da un master serio, si intende.