“Love & Anarchy” è prima di tutto un inno alla stranezza, al diritto di andare controcorrente, e solo dopo una storia d’amore. Perché?
Quando mi metto a lavorare a maglia, finisco sempre per beccare roba strana. Una volta è quella cagata di “365 Days”, un’altra è quella mezza delusione di “Qualcuno deve morire”… A questo giro mi sono imbattuta in un’opera abbastanza ben scritta, ovvero “Love & Anarchy” (“Kärlek & Anarki” in svedese).
La serie si fa guardare e, per un volta, ha un finale sensato. Pur essendo graziosa, mi ha però urtato un pelo i nervi in certe parti.
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La trama
Sofie Rydman è una consulente aziendale freelance sposata con un noto regista pubblicitario, madre di due figli. La sua è una vita opprimente: quando non lavora, sta badando ai figli o al padre, che entra ed esce dall’ospedale psichiatrico; il marito non la calcola di pezza; gli amici sono i classici conoscenti buoni solo per partecipare alle feste.
I suoi unici momenti di sollievo sono quando si chiude in bagno per masturbarsi, mentre i figli bussano alla porta per chiederle roba. Mi stavo deprimendo per lei.
Sofie inizia a lavorare per una casa editrice sull’orlo del fallimento e qui incontra Max, informatico poco più che ventenne e bello come il sole. Max ha anche una notevole faccia di bronzo: quando sorprende Sofie a masturbarsi in ufficio, la fotografa e le fa credere di volerla ricattare.
Questo primo “incidente” dà il via a una serie di sfide bizzarre, tutte volte a contraddire norme sociali che consideriamo normali: “non urlare senza motivo”, “guarda dove cammini”, “rimani al tuo posto”… Inutile dire che le cose prenderanno presto una svolta romantica.
Uniformarsi o uscire dal guscio?
Il tema principale della serie è il valore della normalità nella nostra società. A causa della malattia del padre, Sofie è sempre molto attenta al rispetto delle norme sociali, troppo attenta. Di fatto si masturba non tanto per desiderio sessuale, quanto per alleviare il peso delle regole che la schiacciano.
L’oppressività delle regole sociali emerge anche in altri personaggi, come nella figlia maggiore e nel padre. La prima è una ragazzina solitaria e matura, che preferisce passare l’intervallo sui libri piuttosto che stare con gli altri. Il secondo è un vecchio comunista che cerca (invano) di combattere l’avanzata della tecnologia. Entrambi soffrono all’idea di adattarsi a “come vanno le cose”, il che li rende quasi dei reietti.
Tutto il telefilm è quindi una difesa dell’essere “strano” e genuino, nonché della necessità di trovare una propria strada indipendentemente da quello che pensano gli altri. Il messaggio è condivisibile di per sé; il problema è un po’ la messa in atto.
“Strano” è sempre bello?
Premetto che questa è un’idea del tutto personale. Condivido il tema centrale del film, specie perché io stessa mi sono sempre collocata tra quelli “strani”. Non mi ha fatto impazzire com’è stato declinato in certi punti, però.
Tutto “Love & Anarchy” è impregnato di una non troppo velata critica ai tempi moderni, a internet, alla perdita di valori. A me queste cose fanno sempre girare un po’ le palle, perché mi sembrano semplificazioni stucchevoli.
I giovani sono sempre mezzi lobotomizzati, troppo concentrati sui loro telefoni per vivere davvero. Se preferisci leggere piuttosto che stare con gli altri, sei un’anima sensibile e unica. Gli psicologi sono sempre individui tristi, che vogliono soffocare la luce speciale che brilla in te. Se vuoi fare vera arte, non puoi attenerti a regole o a piani editoriali.
Dio santo, manca solo il classico: “non ci sono più le mezze stagioni” per avere il quadro completo.
Da scrittrice capisco che spesso si debba semplificare per mandare un messaggio. In questo caso, però, gira tutto intorno a messaggi discutibili, pensati per vincere la simpatia di chi si sente un delicato fiocco di neve in una società cattiva.
Sofie e Max, la strana coppia
Finito l’angolo della polemica, il tema della “stranezza” si declina anche nel rapporto tra Sofie e Max. I due protagonisti sono legati da una bizzarra e ambigua amicizia, ben lontana da quello che le norme sociali prescrivono.
Ci si aspetterebbe che Max dia corda alle avance delle sue coetanee, invece che fissarsi con una donna di vent’anni più vecchia. Dal canto suo, Sofie dovrebbe comportarsi da madre di famiglia responsabile, non lasciarsi incantare dal vigore giovanile del collega. Invece, i due legano sempre di più e in modo tutt’altro che amicale.
Devo dire di aver gradito questo modo di rappresentare il tema, ben più delle cavolate viste sopra. Nella nostra società è considerato normale che un uomo adulto flirti o addirittura scopi con una ragazza più giovane. Il contrario è sempre visto di cattivo occhio, come qualcosa di strano e addirittura inquietante.
Basti pensare alle malignità dette su Brigitte Macron, venticinque anni più vecchia del presidente francese. Melania Trump è venticinque anni più giovane dell’ormai ex presidente, ma la cosa non pare aver altrettanto turbato gli animi.
Il finale
Il finale di “Love & Anarchy” è in linea con il tema della serie, al contrario del finale di “Cuties”.
Il marito di Sofie, stufo delle stranezze della moglie e del suocero, decide di trasferire l’intera famiglia a Londra. Sofie si spegne e pianta in asso sia il povero Max sia la casa editrice, che è più che mai in merda.
Durante una giornata alla spa con degli amici, Sofie capisce però di non volere quella vita. Molla marito e amici, raggiunge la casa editrice e si ricongiunge con il suo amore. Quanto alla casa editrice, si intuisce che potrebbe trovare la salvezza grazie a un manoscritto eccezionale.
Sorvoliamo sull’ottimismo di cui l’ultima frase è pregna. In ogni caso, alla fine i “buoni” rifiutano le convenzioni sociali, scegliendo di seguire la propria strada indipendente da ciò che dicono gli altri. Questo li premia con l’amore, l’amicizia e con nuove soddisfazioni personali. Perfettamente in linea con il tema della serie, se ci si ferma qui: l’importante è non fare un’altra stagione.
Netflix, non girare “Love & Anarchy 2”!
Con tutti i suoi piccoli problemi, “Love & Anarchy” è comunque una serie finita, che non ha bisogno di un seguito. Anzi, i protagonisti hanno raggiunto i loro obiettivi, il tema si è concluso e va bene così. Una seconda stagione potrebbe solo smontare il messaggio della prima stagione.
Alla fine della prima stagione, la casa editrice è ancora messa male come all’inizio e questo è una svista abbastanza grave. Il grande problema della casa editrice è infatti il suo rifiuto di piegarsi a certe convenzioni; guardando il tema del telefilm, questo dovrebbe essere solo un bene, e invece… Per sopravvivere in una seconda stagione, dovrebbe fare i compromessi che ha rifiutato.
Meglio sorvolare, lasciando credere agli spettatori che il romanzo finale è bastato a salvarle il culo.
Quanto a Max e Sofie, in una seconda stagione sarebbero una coppia senza giochi o scommesse (a meno di non voler fare una copia della prima stagione), quindi relativamente normale. Non vedo quali altre tematiche interessanti potrebbero sviscerare.
No no, speriamo che Netflix si fermi finché è in tempo.