Scherzavo: Alfie è un web comic parecchio porno. Oltre alle scene di sesso esplicite, c’è però una storia appassionante tutta da leggere

Faccio outing: sono una di quelle che cerca la storia nei porno. Ebbene sì, gli idraulici che devono “sturare una tubatura” (occhiolino occhiolino) mi fanno venire il mal di stomaco. Non ho grosse simpatie nemmeno per i fattorini che portano pizze con la “salsiccia”, né per le studentesse monelle tipiche di certi hentai. Piuttosto che sorbirmi una storia orribile, mi guardo una scena di sesso nuda e cruda (o mi cerco un porno per donne) e sono più contenta. Stessa cosa con i fumetti.

Alfie di InCase fa il miracolo: è un fumetto porno, su questo non c’è ombra di dubbio. Eppure, ha personaggi tridimensionali e una storia degna di questo nome.

Di cosa parla Alfie

Vera, del web comic AlfieAlfie è una halfling che vive in un delizioso paesino rurale simile alla Contea di Tolkien, Pickering. Credo che Pickering sia la rappresentazione perfetta del paesino del profondo sud – o nord – perso in mezzo al niente. Tutti si conoscono, ovunque ti giri vedi sempre le stesse facce e tutti sanno tutto di tutti. Soprattutto, tutti sono pronti con la paletta dei voti, per giudicare qualunque scelta tu faccia.

Il paese natale di mia madre in versione fantasy, insomma.

Pickering può andare bene per chi cerca una vita “normale”, con una moglie/marito, qualche figlio e un lavoro semplice. Se appena appena ti azzardi a desiderare qualcosa di diverso o – orrore! – hai fantasie sessuali “strane”, finisci schiacciato dalle malelingue. È quello che è successo a Vera, la madre di Alfie: da giovane ha osato partire all’avventura, è tornata incinta e adesso le danno tutti della zoccola.

Alfie sembra destinata alla vita ordinata delle sue coetanee, finché un giorno non scopre la sua migliore amica mentre fa sesso con un essere umano. A quel punto decide di provare anche lei, senza rendersi conto che la tana del Bianconiglio è molto più profonda di quello che sembra…

L’importanza di essere “normale”

Omosessualità in AlfieL’inizio di Alfie è molto simile a quello di un pornazzo normale, di quelli senza una trama. Vediamo fin da subito una halfling succhiarlo a un uomo alto il doppio di lei, il tutto rappresentato con dovizia di particolari. Tempo 20 pagine e il tono inizia a cambiare: incontriamo la madre di Alfie, Vera, e ci tuffiamo nel clima claustrofobico del posto.

Il paese di Alfie ha il problema che hanno tanti paesi piccoli e isolati, ovvero una certa ristrettezza mentale. Quando in un posto ci sono sempre gli stessi 5.000 cristiani, il numero di persone “strane” è per forza di cose minore. Ci sono poche occasioni d’incontro con il diverso, a meno di non spostarsi altrove o affidarsi a Papà Google.

In un ambiente del genere, essere come tutti gli altri è importante. Ovunque ti giri, vedi persone con una vita e una sessualità “normale”, almeno sulla carta. Vedi persone che ti dicono che quello è il modo giusto di vivere e che si spalleggiano a vicenda. O ti adegui o rischi di fare la fine di Vera, ovvero rimanere sola e senza un gruppo sociale. Poco stupisce, quindi, che a Pickering facciano tutti sesso alla missionaria e con la luce spenta – almeno in apparenza – e che l’omosessualità sia considerata una perversione. Un po’ come nel paese di mia madre, nel quale ufficialmente non vivono né gay né lesbiche.

Il giudizio che ti entra dentro

Le voci di paese di PickeringInCase fa girare la storia attorno agli effetti di questa ristrettezza mentale su persone “diverse”, ciascuna a modo suo. Alfie si scopre bisessuale; sotto sotto, Vera è una dominatrice senza pietà; il padre di Alfie è segretamente gay. Tutti e tre cercano di non farsi schiacciare dalla normalità imposta di Pickering, purtroppo senza questo grande successo.

Il grande problema di situazioni del genere è che ti entrano dentro, influenzandoti in modo molto più profondo di quanto tu non creda. A un certo punto, la presenza fisica nel paesino incriminato non è nemmeno più così importante. Qualunque cosa tu faccia, qualunque posto tu visiti, le malelingue e i giudizi altrui ti accompagneranno sempre. Saranno sempre nella tua testa, proiettati su persone cui magari non frega niente di come vivi.

Alfie analizza questa situazione, seppure in modo leggero e sexy. Tra una peripezia sessuale e l’altra, la protagonista affronta le paure che Pickering le ha inculcato. Il sesso si trasforma così in uno strumento per liberarsi dalle catene mentali che si porta dietro, molto più pesanti e difficili da rompere di qualsiasi catena fisica.

Pratiche BDSM alla Contea

Pratiche BDSM femdom in AlfieA Pickering, pardon!

Chiudiamo con una piccola analisi del BDSM nel fumetto di InCase. L’autore preferisce concentrarsi su questioni quali l’omosessualità, l’accettazione di sé stessi, il rapporto con amici e genitori. Il BDSM è presente soprattutto nella prima parte, quando vediamo Vera maltrattare un ricco e stravagante elfo. Dopodiché, i frustini e le manette spariscono. Peccato.

Leggi i miei racconti femdom!

Le pratiche BDSM mostrate in Alfie sono quasi tutte di carattere femdom, ovvero con una dominatrice donna. Manca la dovizia di particolari di fumetti come Nana to Kaoru, ma me ne sono fatta una ragione.

Se stai cercando solo un fumetto BDSM, ti consiglio di puntare altrove. Se invece ti interessa l’erotismo a 360°, Alfie è sicuramente una scelta interessante sia sul piano grafico sia su quello della storia.